Ciao e benvenuto o ben tornato sul mio blog, oggi leggerai la storia di Luca, un ragazzo romano che studia ingegneria meccanica in Danimarca. 

Come mai hai deciso di venire a studiare in Danimarca hai avuto dubbi sulla tua scelta?

Sono venuto in Danimarca principalmente perché all'inizio ero indeciso su cosa avrei fatto e su come l'avrei fatto. Insomma mi piacevano le materie scientifiche e in quinto liceo scientifico studiavo anche matematica e fisica, erano le mie materie preferite e avrei voluto studiare una di queste due all'Università. In seguito mi sono reso conto che una laurea in una di queste due materie mi sarebbe servita a poco in Italia e quindi ho deciso di iscrivermi a Ingegneria Meccanica in Danimarca. 

All'inizio sì avevo dei dubbi perché andare a studiare all'estero da solo con una lingua straniera, non è facile per nessuno. Una delle motivazioni che mi hanno spinto a studiare in Danimarca è stato il fatto che le rette universitarie sono gratuite per gli studenti dell'Unione Europea, la seconda motivazione era la presenza di corsi in inglese (ovviamente non conoscendo il Danese dovevo frequentare i corsi in inglese).

A quante università hai fatto domanda e cosa ti serve per iscriverti?

Ho fatto domanda a tre università differenti, due riguardanti la meccanica e la terza riguardante ingegneria elettronica. La prima della lista era il Via University College a Horsens per ingegneria meccanica, la seconda era il Via University College di Arhus per ingegneria meccanica mentre la terza era l'università di Alborg per ingegneria elettronica. 

Cosa ti serve per iscriverti all'università in Danimarca?

Per frequentare corsi in inglese hai bisogno ovviamente del diploma di maturità oltre ad un certificato di inglese che ti attesta un livello sufficiente per seguire le lezioni e dare esami. Ovviamente ogni università ha i propri requisiti, per ingegneria meccanica bisogna avere dei voti particolarmente buoni in materie come la matematica e la fisica al liceo. Nel mio caso avevo la media dell'8 sia in matematica che in fisica. 

Cosa ti piace di più del tuo corso di laurea?


Ci sono molte cose che mi piacciono del mio corso di laurea. La maggior parte dei corsi mi affascina molto, ma sono tutti comunque molto interessanti. Attualmente frequento il terzo semestre quindi ho avuto già tre semestri di corsi che mi sono piaciuti tutti, in particolar modo quelli legati alla meccanica pura e alla  dinamica. 

Ho trovato gli esami difficili ma non troppo, non sono impossibili. 

I voti i danesi sono diversi rispetto a quelli italiani, in Italia si va in scala da 1 a 30 mentre in Danimarca ci sono 7 voti partendo da -2, 0, 2, 4, 7, 10  e 12, il 12 e il massimo corrisponde al 30 e lode, un 10 invece viene fatto corrispondere ad un 27 in genere. Il minimo per raggiungere la sufficienza è un 2.  Passare un esame non è particolarmente difficile, anzi in Danimarca è relativamente facile, bisogna solamente studiare un po'. A me non piace passare un esame col minimo, che sarebbe un 18 in Italia, perciò do sempre il meglio di me per prendere voti tra il 10 e il 12. Alcuni esami sono scritti e alcuni sono orali, dipende dalle materie e da come l'amministrazione organizza gli esami in quell'anno. Gli esami sono fatti alla fine del semestre. 

Come ti sembra l'università in Danimarca?

Non ho frequentato l'Università italiana però avendo incontrato molti ragazzi in Erasmus qui in Danimarca, ho avuto l'occasione di farmi dire quali sono le principali differenze tra l'università italiana e quella danese. In Italia il rapporto  con i professori è  asimmetrico invece in Danimarca sono molto più amichevoli e open-minded e non si fanno problemi a darti del tu e sono molto aperti alla socializzazione e la discussione in classe, non vogliono imporre le proprie idee e questo è uno degli aspetti che mi piace dell'università danese.  In secondo luogo mi piacciono gli orari.  Fondamentalmente ai Danesi non piace lavorare molto e quindi gli orari delle lezioni vanno dalle 8:20 fino alle 13:00 e qualche volta ho avuto alcune lezioni fino alle 3:00 del pomeriggio. 

Come ti trovi dal punto di vista sociale?

Non appena sono arrivato in Danimarca ho fatto subito nuove amicizie, ho conosciuto moltissime persone che venivano da ogni parte del mondo dalla Nuova Zelanda all'America dal Brasile alla Cina e ho avuto anche una sorta di scambio culturale. Parlando molto con gente nuova ho appreso nuove cose ho sperimentato nuove culture e nuovi cibi e anche nuovi modi di pensare. Dopo aver vissuto per un anno in Danimarca ho una cerchia di amici con cui esco abitualmente che sono anche i miei compagni di classe e devo dire che non ho molti amici danesi nonostante io ce li abbia in classe. Non parlando il Danese non me la sento di uscire con gente con cui non riuscirei a comunicare. 

Mantenersi durante gli studi è difficile? 


La vita è cara ma dipende dallo stile di vita, io non volendo essere mantenuto dai miei ho iniziato dopo qualche mese, a distribuire curriculum per trovare un impiego part-time. Generalmente la vita in Danimarca è più cara rispetto alla media Europea, sicuramente più cara rispetto all'Italia sia per quanto riguarda i viveri sia per quanto riguarda le bollette come l'elettricità. Tra l'altro in Danimarca gli affitti sono molto cari, dipende anche dalla città dove si vive. Io vivo a Horsens che è una cittadina tranquilla anche per pagare meno d'affitto, ma se si scelgono città grandi come Arhus o Copenhagen il costo dell'affitto sale esponenzialmente, raggiungendo cifre veramente esorbitanti.  La maggior parte di viveri sono in media più costosi rispetto all'Italia anche se alcuni cibi o bevande in particolare, costano di meno come il latte, il formaggio o alcune alcuni tipi di frutta. 

Torneresti indietro?

No non tornerei indietro perché attualmente mi trovo veramente bene in questo paese, mi trovo bene con lezioni, con le amicizie e con la vita sociale che ho. Mi trovo anche bene con il lavoro e non tornerà indietro, l'Italia ha molti lati negativi dal punto di vista dello studio e del lavoro mentre in Danimarca sono avvantaggiato, anche grazie alla presenza di sussidi per studenti. Sono convinto che il mio percorso di formazione qui sia diverso rispetto a come avrebbe potuto essere in Italia e sono fermamente convinto di aver fatto la scelta giusta e non tornerò indietro. 

Cosa farai una volta finiti gli studi?

E' difficile da dire a questo punto sto frequentando il terzo semestre e non ho deciso cosa farò dopo la laurea, forse farò domanda per un master in ingegneria meccanica o in dinamica dei veicoli o in aerodinamica, non so se in Danimarca oppure no. Ho intenzione di lavorare nel mio campo e mi piacerebbe lavorare in una in un'azienda che produce biciclette, dato che mi sono sempre piaciute e la meccanica è fondamentale per le biciclette. Mi piacerebbe sviluppare telai innovativi per le biciclette  e per le mountain bike da competizione.
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Alessia è una ragazza che conosco da poco e anche se ho parlato solo una volta con lei al telefono ho capit che è molto determinata e talentata. 
Alessia ha deciso di non arrendersi e costruirsi il proprio futuro all'estero dato che in Italia non aveva alcuna opportunità di crescita. Leggi la sua storia per saperne di più :)


Ciao Alessia, perché hai scelto di studiare grafica e design e quale università hai scelto?
Dopo aver concluso il liceo classico per essere sincera non sapevo bene cosa fare: mi ero appassionata alla fotografia e volevo seguire questa inclinazione artistica. Allo stesso tempo era un territorio totalmente nuovo e non sapevo che tipo di futuro lavorativo avrebbe potuto offrirmi. Alla fine mi decisi per un indirizzo a metà tra l’artistico e il tecnico a mio parere: grafica editoriale all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Dopo i primi 3 anni avevo capito cosa mi piaceva fare, ma anche che l’Accademia non soddisfaceva il mio desiderio di apprendimento: scelsi di seguire la specialistica all’ISIA di Urbino (PU) scegliendo il corso di Fotografia Dei Ben Culturali. Questo sì che faceva proprio al caso mio! Una scuola fantastica, che sceglierei altre mille volte, tornando indietro.
Foto scattata da Alessia

Come definiresti l’approccio che hai avuto con i professori?
Sono la classica rompiscatole che fa mille domande durante le lezioni, da una parte per non annoiarmi, dall’altra perché sono molto curiosa. Provo sempre ammirazione per chi riesce a stimolare la mia fantasia, ma difficilmente mi fermo a parlare di interessi personali con i docenti, perché mi sembra un modo antipatico di “accalappiare simpatia”. Preferisco, e ci tengo molto, sentire una stima professionale, mentale.

Consideri che l’ammontare di libri e materiale da studiare era adeguato?
Si per lo più è sempre stato adeguato secondo me. Quello che non mi è sembrato adeguato, parlando dell’accademia di belle arti, è stata la qualità delle informazioni durante le lezioni: troppo generiche, professori spesso svogliati e poco profondi. Fortunatamente con qualche eccezione.

Come erano gli esami?
Tanti ma di pochi crediti. Sembrava quasi di sostenere molte interrogazioni, come al liceo. Ma chiaramente più sostanziose. Gli esami potevano essere pratici (consegna di lavori), teorici (domande su libri da studiare) o misti.

Alcuni corsi ti sono sembrati poco inerenti o inutili per il percorso di laurea che hai scelto?
Secondo me, e ho avuto modo di sperimentarlo poi con il tempo, nessuna lezione è mai completamente inutile. Tutto nella vita potrà servirti prima o poi. È bene essere sempre delle spugne e cercare di imparare da ogni esperienza o corso (a volte anche da una chiacchiera con il bidello del piano). Sembrerà una banalità ma ne sono estremamente convinta.
Foto scattata da Alessia

Come ti sono sembrati gli esami?
Per il triennio in accademia: molto blandi, a volte basati sulle simpatie nei confronti dello studente.
Per il biennio: a volte tosti, quasi delle sfide. Ma si riceveva la preparazione necessaria durante il corso delle lezioni.

Tornando indietro cambieresti qualcosa nel tuo percorso?
Probabilmente se dovessi cominciare tutto da capo, sceglierei un liceo linguistico al posto di quello classico. O comunque darei molto più spazio allo studio delle lingue.

Come mai hai deciso di studiare fotografia?
Perché la fotografia è una forma di comunicazione affascinante, che può, come un discorso, avere vari livelli di senso ed essere rivolta a tutti. Inoltre credo che la capacità di creare delle immagini suggestive crei dei deliri di onnipotenza (scherzo, ma non troppo).

Dove lo hai fatto e come ti è sembrato il corso?
Ho studiato fotografia sia al triennio sia alla specialistica, in maniere differenti. Studiando prima, cosa significava fotografare e quali erano stati gli autori più importanti del passato. Poi apprendendo la tecnica e praticando in prima persona.

Una volta finito il percorso di studi cosa hai fatto?
Sono andata a lavorare, accontentandomi di quello che trovavo pur di avere un minimo di indipendenza economica.

Come mai sei arrivata in Danimarca?
Da sempre ho avuto il desiderio di provare a cercare fortuna all’estero, attratta soprattutto dalla mentalità dei paesi del nord Europa. Documentandomi per cercare di partire con un piano, senza tentare fortuna allo sbaraglio, e senza bisogno di un capitale da investire, ho trovato la risposta nello SVE: servizio di volontariato europeo. Lo possono fare tutti i cittadini dell’unione europea al di sotto dei 30 anni e per un periodo massimo di 12 mesi. Ci sono molti siti che sponsorizzano diversi programmi, dal lavoro nelle scuole a quello nei campi: io scelsi di inviare il mio curriculum per fare grafica a Copenaghen. Porta Nuova Europa è l’agenzia italiana che ha fatto da tramite tra me e il corrispondente danese. Un’esperienza che consiglio vivamente a tutti.

Quali sono state le prime impressioni?
Sono arrivata qui da un mese e per il momento mi sembra che effettivamente si respiri un clima meno teso, una vita non gravata dall’ansia della ricerca del parcheggio o dalla scelta di “cosa mi metto per uscire”. Si respira un’aria più libera da convenzioni sociali. Ovviamente la patria italiana ha i suoi pregi, dal cibo alle calde spiagge, ma per ora la mia ricerca è quella di dare priorità alla mia carriera lavorativa. Non so ancora come andranno le cose, ma vale la pena provare.

Come ti sembra l’esperienza che vivi al momento?
Una delle migliori della mia vita. Sto facendo ciò che mi piace in un posto dove si vive più rilassati e dove c’è sia natura da esplorare, sia possibilità di divertirsi. Senza rischiare nulla, poiché tutelata dal programma SVE (è prevista anche un’assistenza sanitaria). Magari potesse durare più a lungo!

Hai intenzione di rimanere?
Ho intenzione di provare ad integrarmi e cercare di costruirmi un futuro a partire da qui. Poi chissà… Un anno fa non avrei immaginato di essere a Copenaghen, del resto.

Quale è il tuo sogno?
Essere pagata per fare un lavoro che mi piace. Avere la gratificazione di tornare a casa e pensare, prima di andare a dormire: “oggi sono stata brava, ho fatto quello che potevo e l’ho fatto bene: ho vissuto.” E poi viaggiare, scoprire il mondo, avere sempre nuove avventure. Imparare ogni giorno qualcosa di diverso. Il mio sogno è vivere sempre ispirata ed emozionata dalla vita.


Foto scattata da Alessia
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